DATA, 19/09/2264
Estratto dal rapporto personale del Dr. Leonard Henry McCoy.
T'Ile è arrivata, sta bene e ora è infermeria che dorme come un angioletto!
Si è materializza nella sala del teletrasporto e appena mi ha visto è scesa raggiante, ci siamo salutati con calore. Stava bene, anche se si vedeva che era stanca, però stava bene.
Poi, quando è comparso Spock, il sorriso le è svanito dal volto. Capendo la situazione, ho fatto prontamente allontanare dalla sala, il tecnico. T'Ile e Spock uno fronte all'altra si stavano salutando alla maniera vulcaniana, ma T'Ile era rigida sull'attenti. Spock le si avvicinò di un passo e ciò che vidi successivamente mi lasciò scioccato. T'Ile piangeva!
La vidi lottare con se stessa, per tentare di riprendere il controllo, ma non riusciva a fermare le lacrime, poi abbandonando quella battaglia interiore, si lasciò andare e di slancio la vidi abbracciare Spock. Spock però, non l'abbracciò, rimase rigido, si staccò da T’Ile e la fece sedere sugli scalini della piattaforma del teletrasporto.
Mi allontanai, pur rimanendo nella stanza e, sebbene non potessi udire nulla del loro dialogo, potei vedere bene i movimenti delle mani di T'Ile che accarezzavano il volto di Spock e poi, Spock per poco, non si lasciò sfuggire di bocca un’ espressione di puro sbigottimento. Mi avvicinai immediatamente e notai cosa lo aveva fatto trasalire. Le orecchie vulcaniane non c'erano più!
Coperte dai lunghi capelli, che ora Spock teneva scostati, era visibile la fasciatura bianca che percorreva tutta la parte esterna dell'orecchio e la sua forma era inequivocabile: era la forma arrotondata di un orecchio umano! Guardai Spock sorpreso e poi guardai T'Ile e lei girato il capo ci mostrò anche l'altro orecchio. Restammo senza parole, mentre lei ci guardava con gli occhi umidi, ma sorridente.
«Perché lo hai fatto?» le chiesi.
Mi rispose rivolgendo lo sguardo sia a me che a Spock «Non stanno bene le orecchie a punta, a chi porta un cognome umano.»
Per la prima volta vidi Spock realmente turbato. I suoi occhi erano diventati più scuri e le sopracciglia, come la fronte gli s’incresparono. Guardò T'Ile e T'Ile gli toccò la guancia, le sopracciglia e poi l'orecchio. La sentii mormorare «Spock, le orecchie a punta stanno meglio a te che a me.»
«Stavano bene anche a te.»
«Beh, Bones potrebbe sempre mettermele posticce, no?» Il tono era scherzoso, ma il volto di Spock non aveva mutato espressione, anzi mi pareva che il turbamento interiore, fosse aumentato. Non rispose alla battuta della sorella. Lo vidi invece alzarsi e far cenno anche a T’Ile di fare altrettanto.
Poi le chiese: «Che cognome porterai ora?»
«Quello di mia madre, Livingston.»
Freddo come il ghiaccio, annuì e uscì.
Rimasto solo con T’Ile l’accompagnai in infermeria. Non dico l'espressione addolorata che fece l'infermeria Chapel quando vide la novità. Per poco non si mise a piangere.
Io invece, sono indignato!
Come può Spock essere tanto freddo con sua sorella? Dove sta il tanto sbandierato rispetto per l'IDIC?! Sono furente e vedere l’espressione all’apparenza serena di T’Ile mi dà ancora più sui nervi!
Quei vulcaniani finiranno per farmi impazzire!
Almeno ci sono loro, i miei amici dell'Enterprise. Con la loro presenza silenziosa, ma costante, non solo mi tengono compagnia, ma riempiono anche quel vuoto che sento in me. Le parole non servono, non bastano a descrivere ciò che io sto vivendo, in queste ore. Non ho bisogno del compatimento, della compassione, del sentimento di pena o pietà umano, non li voglio e non mi servono! Ciò che vorrei realmente è sentirmi utile! Ho bisogno di avere qualcosa da fare, qualcosa di concreto su cui pensare. Il passato è passato, ora devo guardare al futuro e il futuro sta tra queste stelle. Lo spazio è l'unico posto in cui io mi senta a casa. La mia famiglia sarà d'ora in avanti, la Flotta Stellare!
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