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Immagine del redattoreT'Ile cha Sarek

CAPITOLO 26

Aggiornamento: 30 apr 2021

DATA,14/11/2264



È da un po' di giorni che non scrivo più nulla su questo mio diario personale, non che non avessi nulla da scrivere, ma non ne ho più avuto voglia.


Non so se faccia finta di nulla o se veramente non è mai venuto a conoscenza delle mie scorribande nei ponti inferiori, con alcuni guardiamarina e marinai, coi quali alla sera almeno una volta alla settimana, fino a notte inoltrata, ci dedichiamo al gioco del Poker.


Le partite sono entusiasmanti e sono accompagnate da sostanziose bevute di Cherry, Cognac, Brandy Sauriano e nelle occasioni migliori anche da alcuni bicchieri di Birra Romulana. Più di qualche volta è accaduto che i miei compagni, tornassero nei loro alloggi sbronzi e che alla mattina successiva, fossero sottoposti a richiami per ritardi nel lavoro o rendimento insufficiente.


Io evito di arrivare al limite, proprio per non destare sospetti, come evito di vincere troppo spesso o di perdere in modo troppo evidente o grossolano. L’equipaggio sa avere fin troppo la lingua e per quanto, nei nostri incontri i gradi non abbiano alcun valore, io non ci tengo far troppo parlare di me. Non ho voglia di ricevere richiami né da Spock, né dal Capitano.


Però, credo che McCoy non sia così all’oscuro di questa faccenda, alcuni suoi commenti mi hanno fatto drizzare le orecchie, d’altronde tutto l’equipaggio, va a farsi medicare nella sua infermeria e quando sono su uno di quei lettini, a molti viene la favella facile. Dovrò indagare con discrezione.


«Uhura a Tenente Comandante T’Ile.»

«Sì, Uhura. Qui T’Ile.»

«Venga in sala tattica. A rapporto dal Capitano, immediatamente.»

«Arrivo.»


«Cos’è questa storia della bisca clandestina con alcuni membri dell’equipaggio, nei ponti inferiori?!»

«Io non ne so nulla.»

«Ah no?! E queste cosa sono?!»

«Fiches da Poker, presumo.»

«Presume? Dottore ci racconti come ne è venuto in possesso.»

«Il guardiamarina Carry è venuto da me questa mattina, con i postumi di una sbronza e mentre gli davo le pastiglie per alleviarli i sintomi, tira fuori dalla tasca quelle fiches e mi dice: Le vede dottore queste? Queste le ho vinte ieri sera al tenente comandante T’Ile. Chi l’avrebbe mai detto che sarei riuscito a battere quell’impossibile vulcaniana che da tre mesi, mi svuota le tasche tutte le settimane. Ma ieri sera, finalmente gliele ho svuotate io!»

«Grazie dottore. Dunque questa storia va avanti come minimo da tre mesi e lei ci viene a dire che non ne sa nulla?!» Sbattè la mano sul tavolo, tanto che mi fece sussultare.


Continuai a fissare le cinque fiches posate sul tavolo, mentre nelle mente i pensieri, le frasi da dire, mi vorticavano in testa. Sentivo i loro sguardi su di me, ma più di tutti, due paia di occhi alla mia sinistra, evitavo d’incrociare. Mi bastava percepire appena i suoi pensieri per capire, che il colloquio successivo in privato nel suo alloggio, sarebbe stato ancora meno piacevole di quello che si stava attualmente svolgendo in quella stanza con il Capitano, tanto che iniziai a temere di vedermi, nuovamente, tolti i gradi da tenente comandante.


«Tenente Comandante, non avete nulla da rispondere al Capitano?»

«Non mi pare che vi siano regolamenti sulla nave o della Flotta che impediscano o vietino il gioco del Poker fra l’equipaggio.»


Dimostrare sicurezza, mi stava costando uno sforzo notevole, ma non mi sarei dimostrata debole in quel momento.


«No, finché non ne va il rendimento dell’equipaggio! Guardi, questi sono i nomi e le valutazioni di rendimento di coloro che partecipano alla vostra bisca. Sono tutte in calo e alcuni, sono stati pure sospesi dal servizio, dai loro capi sezione!»

«Come fate a sapere…»

«Chi sono e il collegamento con la vostra bisca? Dirò solamente che vostro fratello, sa essere molto preciso nel porre le domande e molto convincente nel farsi dare le risposte.»


Mi sentii impallidire, conosco molto bene il metodo usato dai vulcaniani per venire a conoscenza della verità. Un metodo tutto basato sul pensiero logico, che porta colui che mente a contraddirsi in modo evidente. Non c'è pietà in quel metodo e capìi in quel momento, che io ero l’ultima testimonianza che mancava. Tutte le loro prove dimostravano il mio coinvolgimento in quella faccenda e per qualche ragione, erano convinti che l’idea di organizzare le partite di Poker, fosse partita da me. Mi sentivo con le spalle al muro. Avrei dovuto prendermi tutta la responsabilità, per il solo fatto che ero la persona più alto in grado, coinvolta in quella deplorevole situazione.


«Quali sono le colpe di cui vengo accusata?»

«Organizzazione, favoreggiamento, incoraggiamento di attività che sono state causa di inefficienza da parte di alcuni membri dell’equipaggio e che hanno portato a problemi organizzativi dello svolgimento della normale routine dei turni di lavoro. Il signor Spock, potrà fornirle tutti i numeri e le percentuali che le possano occorrere per validare le parole che le ho detto.»


«Ma io non ho mai fatto nulla né per incoraggiare, né per favorire tale attività. Io al massimo partecipavo al gioco, perché sapevo dove e a che ora si svolgeva.»

«Ah ah! Quindi ammette che partecipava!»

«Sì, Capitano, lo ammetto. Ma ci partecipavo solamente…»

«E non le è mai venuto in mente che la sua persona fosse di stimolo agli altri per partecipare?»

«No, dottore, per quale motivo?»

«Non sa che lei solamente chi per chi è, e per il grado che ha su questa nave, è motivo d’interesse e motivo di sfida per l’equipaggio?»


«Lei li avrebbe dovuti dissuadere, richiamarli all’ordine, ricordare loro i loro doveri e invece? Invece, lei si è unita al loro atteggiamento dissoluto e sì lasciata coinvolgere, aumentando il loro interesse per il gioco e anche per l’alcol. Dalle testimonianze e prove raccolte sappiamo quanto alcol sia stato consumato in quegli incontri e sappiamo inoltre, che anche lei non si è certo tirata indietro, quando veniva il momento di bere, vero?»

«Capitano, io non ho mai perso il controllo delle mie facoltà e capacità mentali!»

«Forse questo è vero, ma ciò non la rende meno colpevole, visto che da sobria, lei non hai mai fatto nulla, per impedire ai suoi sottoposti di superare il limite di tolleranza. Che tenente comandante è, se non riesce a far mantenere la disciplina?!»

«Capitano, la logica imporrebbe che le venisse tolto, quantomeno il grado di comandante.»


Guardai verso Spock per la prima volta, con sbigottimento.


«T’Ile è la terza volta che verrebbe valutato il suo degrado a tenente, quest’anno e l’ultima volta che ne abbiamo discusso sono stati dieci giorni fa. Inizio a pensare che forse ha ragione suo fratello, nel sostenere che lei non sia ancora sufficientemente matura per svolgere il ruolo di comandante su questa nave. Senza contare che la promessa fatta ai suoi genitori, dopo dieci giorni lei l’ha già disattesa.»


«Ma io questa volta non ho fatto nulla! Io partecipavo solo alle partite, a volte dicevo ai ragazzi presenti di smettere di bere, ma loro ribattevano che lì eravamo tutti alla pari, che non vi erano gradi da rispettare e che pertanto essendo la più giovane d’età, se volevo rimanere a giocare me ne dovevo stare zitta, altrimenti, sarei stata libera di andarmene. Queste erano le regole del gioco e dato che giocare mi piaceva, decisi di rispettarle.»


«Cioè, fammi capire: tu che le regole le rispetti una volta su mille, in questa occasione completamente fuori da ogni buon senso, tu le hai rispettate?»

«Beh, sì è la promessa che ho fatto anche ai miei genitori, no?»

«È veramente affascinante come in una situazione totalmente illogica, tu abbia seguito la logica. Tu veramente inverti le polarità delle cose. È veramente affascinante come tu riesca a crearti un micromondo nel mondo, che si adatti perfettamente al tuo modo di vedere e intendere la vita. È affascinante


«T’Ile dicci cosa dobbiamo fare con te! Perché, io non so più che provvedimento disciplinare attuare nei tuoi confronti. Metterti un’altra nota di demerito? Sospenderti dal servizio a tempo indeterminato? Io non so quanti altri capitani, sarebbero disponibili a prenderti al loro servizio e non per la bravura, per le capacità o per le competenze, ma per il comportamento, sempre al contrario di ogni logica e completamente imprevedibile!»


Rimasi in silenzio per un qualche istante, cercando qualcosa d’intelligente da dire, ma non mi veniva in mente nulla e lo stato emotivo del Capitano, alquanto spazientito, non mi aiutava di certo. Purtroppo, tutti attendevano che io dicessi qualcosa e i loro sguardi rivolti su di me, mi stavano sempre più mettendo a disagio.


Alla fine, aprii bocca «Non so che dirle Capitano, io vorrei continuare a prestare servizio qui sull’Enterprise, ma se lei ritiene che un’esperienza altrove, mi possa servire per maturare e acquisire esperienza e maturità, io mi rimetto ai suoi ordini.»

«L’unica esperienza che vedrei bene per te è su una nave vulcaniana!»

«In effetti Capitano,, potrebbe rivelarsi una scelta appropriata. La disciplina in una nave vulcaniana è molto più rigida che su una nave con equipaggio umano. Un periodo di tre o sei mesi su una nave del nostro pianeta e vedremo subito il cambiamento nel carattere di T’Ile.»

«Spock, ma ti pare che un nave vulcaniana prenderebbe a bordo qualcuno che è stato considerato vrekasht dalla propria famiglia?!»

«Con un po' di diplomazia, non sarebbe un problema.»

«Quindi voi avete deciso di liberarvi di me?»

«Solo momentaneamente, perché tu possa migliorare e rendere al massimo delle tue capacità.»

«Avrei bisogno di pensarci, se fosse una possibilità che mi offrite, mentre se fosse un’ordine, non mi resterebbe che obbedire, anche se nutrirei forti dubbi.»

«Di obbedire a un ordine diretto di un suo superiore?»

«No, Capitano, di riuscire a rimanere tre o sei mesi su una nave vulcaniana.»


La riunione venne sciolta e il discorso parve chiudersi lì, senza ulteriori approfondimenti. Fino a quando non entrò Spock nel mio alloggio, a turno finito.


 

Chi è che suona alla mia porta? pensai infastidita, dato che mi ero appena messa comoda per continuare a leggere il libro, che avevo iniziato il giorno precedente. «Avanti.» Era Spock e nel vederlo, non riuscii a trattenere un sospiro, mentre alzavo gli occhi verso il soffitto. Mai un attimo di pace! mi dissi.


Appena entrò, esordì con la sua frase tipica, di quando aveva brutte notizie da riferire «Ti devo parlare.»

«Di cosa adesso? Non vedi che sto leggendo?!» il mio tono era scocciato.


Non avevo voglia di sentire i suoi soliti discorsi filosofici, su come un vulcaniano si sarebbe dovuto comportare o meno. Ma comunque, pur di non vederlo rimanere in piedi, gli feci cenno che si poteva accomodare su una sedia lì vicino, ma lui rimase in piedi, osservandomi intensamente.


«Avanti che c’è! Quando fai così non ti sopporto! Quale disgrazia mi stai per comunicare? Hai convinto il Capitano a degradarmi a guardiamarina o sei venuto a comunicarmi che sono stata messa agli arresti o semplicemente che sono stata sospesa dal servizio?»

«Nulla di tutto ciò questa volta.»

«E allora che hai? Siediti no!»

«Sono venuto qui per dirti, che ritengo valida l’idea del Capitano, che tu faresti bene ad accettare il trasferimento su una nave vulcaniana. Lo stare in compagnia degli umani sta avendo una pessima influenza sul tuo comportamento. Tra una settimana arriveremo nei pressi della Base Stellare Dodici, là ci sarà la nave vulcaniana Soval, posso parlare col primo ufficiale Sokat, perché ti prendano a bordo, con il tuo attuale grado. Non credo che l’Enterprise sia adatta a te e non ci sono affatto molte probabilità che l’equipaggio rispetti il tuo grado, dopo ciò che è successo. Vorrei inoltre, evitarti l'umiliazione di un secondo degradamento. Chiedere o accettare un trasferimento sarebbe la soluzione più logica.»


Lo guardai chiedendomi se fosse ammattito o cos’altro. Ma, la sua espressione purtroppo era del tutto seria e lucida.


«Ho capito! Tu vuoi liberarti di me! Tu vuoi che io me ne vada su un’altra nave, in modo da non dover più badare a me! È questo che vuoi, non è vero?! Tu e il Capitano dite tanto che è per il mio bene, ma in realtà mi volete trasferire in una nave vulcaniana perché siete stanchi di me e non vedete l’ora che vi lasci in pace! In tal modo non avrete più nessuno a bordo, che pensa, anche con la propria testa, e che non si limita a obbedire a ogni comma del regolamento della Flotta! Sai, perché frequentavo quella bisca? Perché volevo capire come stanno, come vivono, cosa pensano, di cosa parlano i membri dell’equipaggio e ho imparato che molti di loro sono dei grandi sognatori e idealisti! Sognano di fare carriera nella Flotta e si preoccupano di dare sempre il meglio. Forse ti sorprenderà sapere che gli ufficiali superiori, non sono sempre ben visti e spesso vengono imitati e caricaturizzati in modo goliardico. Per prenderli in giro, certo! Ma anche per averne meno timore! Ti sorprenderà sapere che fra di loro io sono molto popolare e specialmente ai più timidi e introversi, piace la mia sfrontatezza e coraggio. Ovviamente, c’è anche chi pensa che sia diventata tenente comandante a poco più di vent'anni, perché Sarek mi ha dato una mano. Tu, comunque sei molto temuto e provano rispetto misto a soggezione verso di te e i vulcaniani in generale.»


«Trovo il loro comportamento in linea con il comportamento standard umano. Trovo invece, insolito e poco positivo, che tu sia presa di esempio. Se ci fosse qualcuno che ti ammira e volesse imitarti, ciò rende ancora più necessario un tuo imminente trasferimento da questa nave.»


«Vedo che che proprio ci tieni a non vedermi più! Comunque dubito che qualcuno avrà il coraggio di arrivare ad avere la libertà che ho io, visto che è diffusa l’idea che io possa permettermi di fare certe infrazioni, solo perché ci sei tu dietro di me e Sarek, che secondo alcuni, ha contatti in ammiragliato e li usa per proteggermi.»


«È deplorevole ciò hai fatto del nome, della nostra Famiglia. Ritengo e sono sempre più convinto, che se tu accettassi il trasferimento su un’altra nave, sarebbe la scelta più logica. Inoltre, solo su una nave totalmente composta da vulcaniani, ci sarebbe la possibilità che tu imparassi il rispetto, la disciplina e ciò che vuol dire essere vulcaniani


I suoi occhi lampeggiavano dall’indignazione e anche da un sentimento di ira, che veniva malcelato nello sguardo e anche dal tono secco della voce. Con nonchalance risposi.


«Non me la sento di cambiare nave. Io voglio rimanere qui. Se vorrai, mi darò da fare, mi potrò impegnare e potrò manterrò la promessa fatta a nostra madre. Il cambiamento che tu mi chiedi, se volessi, lo potrei fare qui, sull’Enterprise. Che ne dici?»


Si stava imponendo di controllare qualsiasi reazione emotiva violenta, gli diedi tutto il tempo di cui avesse bisogno, mentre io riprendevo in mano il libro per dedicarmi nuovamente alla lettura.


«Sei ancora in contatto con Sybok?» Alzai gli occhi dal libro e lo guardai interdetta.

«No, perché? Cosa c’entra Sybok adesso?»

«Voglio sapere se ha più contattato mentalmente nostro padre.»

«Non penso, io ancora una settimana fa gli avevo inviato un messaggio, ringraziandolo per la sua disponibilità, ma che avevo risolto personalmente la questione.»

«Non ti ha chiesto di unirti a lui?»

«Hai letto il messaggio vero? Sì, va bene, lo ammetto. Mi aveva chiesto anche quello, ma io ho rifiutato. Se non mi credi, vai a leggere la mia risposta.»

«L’ho già fatto.»

«Non c'è che dire: tu controlli tutto.»

«Io controllo solo, che tu non ti metta nei guai.»

«Io non mi metterei nei guai se “qualcuno” si facesse gli affari suoi!»

«Tu pecchi di logica.»

«Proprio per tale motivo non metterò mai piede su una nave vulcaniana! Non ho nessuna intenzione di sentirmelo ripetere duecento volte al giorno! Io sono ciò che sono!»

«E cosa saresti? Lo sai?!»


Feci per aprire bocca, ma poi mi accorsi che la domanda mi aveva colto alla sprovvista. Poi, mi venne in mente una risposta e lo guardai dritto negli occhi.


«Io sono un ufficiale delle Flotta Stellare! Ecco chi sono!»

«Tutto qui? È solo questo il tuo Katra? Un ufficiale della Flotta Stellare?»


Lasciò così il mio alloggio e io rimasi in piedi a guardare la porta chiusa con quella sua domanda che mi vorticava nella mente, poi presi il libro e con un'imprecazione lo sbattei sul tavolo.



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